La costruzione di una propria identità è un processo continuo che ci accompagna lungo tutto il ciclo della vita.
Una parte importante dell’identità personale è proprio correlata alla sfera sessuale.
Alla nascita, attraverso l’osservazione dei genitali esterni, viene attribuito al neonato il sesso maschile o femminile; questa è l’identità sessuale del bambino, dettata cioè dai suoi cromosomi e dalla biologia.
L’identità di genere è invece il sesso a cui, indipendentemente dalla sessualità biologica, il bambino sente di appartenere: si tratta della percezione costante e persistente di essere un maschio o una femmina.
Gli adulti conformano le loro cure e i loro stili educativi verso il neonato secondo condivisi modelli di mascolinità e/o femminilità trasmettendo così al bambino informazioni importanti sulla propria identità. Quando il bambino cresce cerca di adeguarsi sempre più alle richieste sociali e i comportamenti diventano
fortemente stereotipati: i maschi fanno la lotta e la guerra, mentre le bambine giocano con le bambole.
Si sviluppa dunque un ruolo di genere, cioè una serie di condotte che vogliono indicare agli altri e a se stessi la propria mascolinità o femminilità.
Il ruolo di genere è l’espressione esteriore dell’identità di genere e riflette quei comportamenti imposti direttamente o indirettamente dalla società.
Non sempre però identità sessuale (componente biologica), identità di genere (componente psicologica) e ruolo di genere (componente sociale) coincidono.
Può infatti accadere che in una persona coincidano l’identità sessuale e di genere, ma che non aderisca al ruolo di genere; per esempio una donna “biologica” che si percepisce “donna”, può comportarsi in modo mascolino e non aderire agli stereotipi culturali.
Una minoranza di persone vive poi una disarmonia tra gli aspetti biologici e l’identità di genere, con la costante e drammatica consapevolezza di appartenere al genere opposto.
Queste persone sono definite transessuali.
Un individuo può, ad esempio, sentire di essere un uomo, anche se il suo fisico e vari aspetti della sua biologia sono tipici di una donna; al contrario un altro
individuo, fisicamente uomo, può sentirsi profondamente donna.
Di solito la percezione di essere un bimbo intrappolato nel corpo di una bimba o viceversa diventa fonte di un forte disagio già in età prescolare ed è caratterizzato da una fortissima identificazione con l’altro sesso e dall’avversione per le caratteristiche del proprio sesso biologico.
Tale condizione può persistere anche in età adolescenziale e adulta.
Una precisazione riguarda il concetto di orientamento sessuale: la preferenza erotica per un partner dello stesso sesso o del sesso opposto determina l’orientamento sessuale.
Alcuni individui sviluppano una chiara attrazione erotica verso l’altro sesso, chiamata eterosessualità.
Altri si sentono attratti sia dai maschi che dalle femmine: questa condizione è definita bisessualità.
Altre persone ancora scelgono partner dello stesso sesso, presentando in tal modo un orientamento omosessuale.
Omosessualità e bisessualità non sono considerate patologie, ma semplicemente preferenze, orientamenti sessuali che si discostano dalla più diffusa eterosessualità.
Durante l’adolescenza il continuo processo di costruzione della propria identità acquista un’importanza maggiore: l’adolescente matura una mente che lo rende capace di riflettere su sé stesso, di comprendere i concetti astratti, di condividere con gli adulti i valori e i miti.
Il corpo inoltre subisce rapide trasformazioni acquisendo i tratti sessuali secondari (es. il seno o la barba) e aumenta il desiderio d’incontrare il corpo dell’altro.
È dunque comprensibile come proprio in questa fase di crescita possano emergere e divenire più consapevoli interrogativi che riguardano la sfera sessuale: si diventa, per la prima volta, capaci di generare dei figli, si scopre la voglia di provare piacere e di giocare con il sesso, la possibilità di essere una coppia agli occhi degli altri, di “avere una storia”, si sperimentano l’amore e la possibilità di crescere insieme.
Queste nuove emozioni sono molto intense e spesso confuse, il desiderio non sempre è orientato in modo definito, sono frequenti esperienze di attrazione verso entrambi i sessi e giochi erotici che hanno un ruolo di sperimentazione e di scoperta di sé.
Fasi di bisessualità, piuttosto comuni, possono poi, con il tempo, ridefinirsi in termini di omo o eterosessualità.
Proprio perchè è in discussione la propria futura identità di adulto anche l’esperienza di transessualismo può divenire un’emergenza per un adolescente che magari prima aveva lasciato sospeso un dubbio rispetto alla propria identità di genere.
I genitori hanno, in questa fase di crescita, un ruolo davvero molto delicato ed importante perché il proprio figlio va accompagnato alla scoperta del suo corpo e delle sue emozioni.
Si parla spesso di “educazione sessuale”, ma forse sarebbe ancora più arricchente parlare di “educazione sentimentale”, ossia aiutare i figli a trovare le parole per esprimere quelle emozioni forti che tolgono il fiato, che fanno cantare, urlare, piangere, disperare.
Aiutarli a non spaventarsi davanti alla rabbia, alla confusione, alla gelosia, alla tristezza per un tradimento o un abbandono e soprattutto a non terrorizzarsi davanti alla scoperta di ritrovarsi diversi rispetto alle aspettative degli altri e a provare un amore nuovo, non previsto dalle norme sociali.